Un libro per due: Fidanzati dell’inverno di Christelle Dabos (Edizioni E/O)

Instagram: @brivididicarta | @lastambergadinchiostro

Io e Sara di Bookspedia non abbiamo resistito al fascino di “Fidanzati dell’inverno”, il primo capitolo della serie “L’attraversaspecchi” di Christelle Dabos, portato in Italia da Edizioni E/O e tradotto da Alberto Bracci Testasecca. Proprio così, il nostro libro per due è un fantasy dal worldbuilding eccezionale.

Data di uscita: 18 Aprile 2018

Acquistalo subito: Fidanzati dell’inverno

Editore: Edizioni E/O
Serie: L’Attraversaspecchi #1
Traduzione: Alberto Bracci Testasecca
Genere: Fantasy/ Steampunk / Belle époque

Prezzo: € 16,00
Pagine: 504

In un universo composto da ventuno arche, tante quanti sono i pianeti che orbitano intorno a quella che fu la Terra, vive Ofelia. Originaria dell’arca “Anima”, è una ragazza timida, goffa e un po’ miope ma con due doni particolari: può attraversare gli specchi e leggere il passato degli oggetti. Lavora come curatrice di un museo finché le Decane della città decidono di darla in sposa al nobile Thorn, della potente famiglia dei Draghi. Questo significa trasferirsi su un’altra arca, “Polo”, molto più fredda e inospitale di Anima, abitata da bestie giganti e famiglie sempre in lotta tra loro. Ma per quale scopo è stata scelta proprio lei? Tra oggetti capricciosi, illusioni ottiche, mondi galleggianti e lotte di potere, Ofelia scoprirà di essere la chiave fondamentale di un enigma da cui potrebbe dipendere il destino del suo mondo.

C’è da dire che questo libro mi ha fatto penare un po’. Ero sempre titubante. A lungo andare questo continuo leggo-non leggo ha finito per motivarmi. Mi sono buttata e non sono pentita di averlo fatto perché con quel worldbuilding originale, magnifico e suggestivo, Christelle Dabos, ha finito per convincermi. Il primo volume della serie de L’Attraversaspecchi difficilmente si scorda, lo dimostra il fatto che dopo averlo divorato in breve tempo continuo a pensare a come l’autrice è riuscita a creare una certa armonia tra lo scenario ricco di dettagli e i personaggi in continua evoluzione lungo la narrazione.

Ci troviamo in un mondo differente dal nostro in cui ci sono le arche, giganteschi “vascelli” fluttuanti, ognuno popolato da clan distinti dalle caratteristiche peculiari. Prendiamo ad esempio, Anima, la terra degli animisti, dove è nata e cresciuta Ofelia. Anima è il paradiso per gli studiosi. Ofelia è una ragazza che, oltre a possedere l’abilità di leggere il passato degli oggetti che tocca, è anche in grado di attraversare gli specchi. La giovane curatrice del museo è sempre stata diversa dalle altre della sua età, più taciturna, col naso sui vari testi e oggetti antichi di un mondo ormai scomparso. Come se non bastasse la sua goffaggine è la sua più grande fonte di guai, ma nel museo si sente al sicuro, è il suo rifugio. 

La vita di Ofelia tuttavia cambia quando le Decane accettano di darla in sposa a un ragazzo di Polo, Thorn, erede della famiglia Draghi, una delle più potenti all’interno di Città-Cielo. Le sue certezze crollano nel momento in cui è costretta a trasferirsi a Città-Cielo in attesa di sposare il suo fidanzato, che sin da subito si dimostra distaccato nei suoi confronti, a tratti inespressivo e questo la disorienta. Terra nuova, nuove regole. Affrontare il freddo di Polo è un’esperienza traumatica per Ofelia, la prima prova di una serie di eventi che la vedranno costretta a vivere sulla propria pelle le ingiustizie e i lati oscuri del suo nuovo mondo, quello in cui tutti la vedono come un nemico e non un essere umano. 

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Nel momento in cui Ofelia e Thorn si fidanzano qualcosa si comincia a muoversi dietro le quinte, la permanenza della ragazza diventa difficile, insostenibile. Da prigioniera in una nuova realtà si ritrova a vestire i panni di una nuova persona per sopravvivere. Nascondere la sua presenza agli occhi indiscreti degli altri nobili è essenziale. La famiglia Draghi non ha soltanto molti nemici, ma possiede una rara abilità, gli artigli, in grado di schiacciare i propri nemici nel punto in cui sono più vulnerabili, agendo direttamente sul sistema nervoso e questo mette la giovane animista in serio pericolo. 

Quello di Ofelia è un crudo viaggio che la segna nel profondo, dove è costretta a chinare la testa ed eseguire gli ordini, una condizione nella quale anche la più piccola forma di ribellione viene punita e non c’è modo di cambiare le cose, in quanto ragazza in età da marito non ha voce in capitolo sul matrimonio, l’unico modo che ha per liberarsi è essere ripudiata da Thorn ma questo significa non poter più mettere piede a casa sua, un destino peggiore di quello di mantenere una facciata pur di non peggiorare la situazione. Ma non per questo tace del tutto, pur trovandosi in un ambiente differente dimostra coraggio nel fronteggiare a testa alta lo stesso Thorn, si evolve in continuazione, ma non stravolge completamente la sua condizione. Ofelia è riflessiva, studia tutto da ogni angolazione prima di agire, ma questo spesso le impedisce di vedere i reali pericoli, ingenua com’è a volte non si rende conto che è la gentilezza l’arma più letale di un nemico.

Dall’altra parte invece Thorn ha uno sviluppo interessante. Un ragazzo che porta il peso di essere un bastardo lavora all’Intendenza di Città-cielo, la manda avanti gestendo la contabilità, ma la sua è una responsabilità troppo grande, si ritrova a svolgere un incarico importante nonostante non sia ben visto dalla sua stessa famiglia, l’unico potente alleato è sua zia, la vedova incinta che lo aiuta a mantenere nascosta Ofelia, prendendosi qualche libertà e torturando, quando possibile, la giovane animista. Tuttavia lungo il romanzo Thorn si evolve proprio come la sua controparte femminile, mostra un lato più vulnerabile ad Ofelia, qualcuno disposto a tutto pur di proteggerla. 

A Città-cielo, però, la realtà si distorce e le illusioni ottiche sono all’ordine del giorno, in un luogo del genere si fatica a distinguere un sorriso vero da uno falso, le buone intenzioni dalle brame egoistiche. In questo gioco di contrasti Ofelia imparerà che la più grande risorsa per sopravvivere è se stessa. Le insidie si nascondono ad ogni angolo, a volte assumono la forma di un uomo senza scrupoli come Archibald, altre invece più innocente ma non per questo meno letale. Dietro a tutto c’è una fitta trama ben studiata che vede i personaggi essere manovrati da una mano più scaltra. Non è facile prevedere le mosse di un gioco che non si sapeva di giocare, ma l’attraversaspecchi spero darà prova del suo reale valore nel seguito, “Gli scomparsi di Chiardiluna”.

Tra tutti i personaggi ce n’è uno che mi ha affascinata più degli altri, parlo ovviamente di Gaela, l’unica rimasta dei Nichilisti. Un personaggio che nonostante compaia poco ha fatto subito breccia per la sua caratterizzazione e anche perché è l’unica in grado di non cedere al fascino di una città di illusioni, dove tutti indossano una maschera per celare il lato più marcio della propria esistenza. Per Ofelia si rivela essere qualcuno di cui fidarsi, così spontanea e vivace, nonostante ciò che ha subito in passato.

Come ho più volte ripetuto, il worldbuilding è qualcosa di unico. Sembra quasi di poter vedere con i propri occhi le arche e l’universo magnificamente dipinto dalla Dabos. Sono rimasta rapita dai luoghi nel momento stesso in cui li leggevo perchè vivono di vita propria, non sono semplici sfondi ma parti integranti di un mondo dove il limite non è più il cielo. Ammetto che dalla storia mi aspettavo qualcosina di più, ma dal finale aperto al seguito deduco che non mi resta che iniziarlo. Per ora come primo capitolo lo consiglio a chi come me ama le storie fantasy che mescolano il meglio dello steampunk con quella nota elegante della belle époque che rendono il romanzo ancora più incredibile.

Fidanzati dell’inverno sono coloro che vivono in un mondo ostile, dove le città fluttuano in cielo e le strade sono macchiate di sangue, ognuno cerca disperatamente il suo posto senza sapere che impossibile da raggiungere.

«Leggere un oggetto significa dimenticare un po’ se stessi per fare posto al passato di un altro, mentre attraversare gli specchi significa affrontare se stessi. Ci vuole fegato per guardarsi negli occhi, vedersi per ciò che si è, immergersi nel proprio riflesso. Quelli che si mettono un velo davanti alla faccia, che mentono a se stessi e si vedono migliori di ciò che sono non ce la faranno mai. Credimi, non è cosa da tutti!»

 

 

 

 

 

 

 

 

May the Force be with you!
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